Cima di Prato Pulito e Cima del Lago

Che ci fa un "aussie" sulla cresta del Redentore in versione precocemente invernale?
Un fine Settembre travestito da Gennaio ci ha regalato emozioni invernali; sole e vento, nuvole veloci, sfilacciate o dense e scure, squarci di cielo azzurro ed orizzonti che si allargano fino al mare, contrasti di luci, di chiari e scuri, di cime che sbucano nelle nebbie. Mille fotografie indimenticabili. Sibillini, bellezza infinita.


Oggi abbiamo scelto una delle più belle, aeree e panoramiche escursioni che si possano fare sui Sibillini, semplice da concepire al limite dello scontato, facile da fare se si è in condizioni di tempo bello e anche tante volte ripetuta; c’erano un mare di spunti per rifarla, per prima cosa perché era ora di tornarci, dal 2016, anno nefasto del terremoto, non ci abbiamo più rimesso piede e quella linea in bilico tra due regioni ci mancava da morire, poi valeva la pena salire per curiosare sul nuovo Zilioli ormai in fase di chiusura di cantiere ed infine perché volevamo portarci Alex, il nipote di Marina, un australiano doc pieno di vita che aveva espressamente richiesto una gita in montagna; per il battesimo degli Appennini quale migliore scelta se non la cresta del Redentore dal rifugio Zilioli e magari se il ragazzo era in grado di stupirci fare anche la piccola deviazione sul Pizzo del Diavolo per fargli provare qualche momento di maggiore “ebrezza”? Pizzo del Diavolo alla fine non è stato e a dire il vero e nemmeno il Redentore, ci siamo fermati sulla Cima del Lago, però è stata neve, la prima della stagione e anche un po’ troppo precoce, sono state nuvole, nebbia, ambienti mutevoli, colori fantastici e momenti in chiaro scuro, una vera immersione in una natura stupenda. Il meteo prometteva una finestra di tempo stabile tra una perturbazione veloce che passava la notte e quella successiva che avrebbe portato acqua dopo le 16 del pomeriggio per cui non ci siamo preoccupati oltre; c’era il sospetto che le temperature basse della notte avrebbe potuto portare una spolverata di neve ma contavamo nelle temperature in salita della mattina perché non ce ne fosse traccia al nostro arrivo in quota. I sospetti erano fondati, già da Pretare il paginone del Vettore appariva imbiancato, oltre quota 1900 l’aspetto era quello invernale, un po’ più di una spolverata apriva precocemente la stagione invernale. Comunque sorpresi ci siamo dati da fare, arriveremo dove possiamo ci siamo detti, temevo però per il nostro giovane amico, non erano esattamente le condizioni ideali per il battesimo dell’alta montagna. Raggiungiamo Forca di Presta che tira il solito ventaccio gelido, nessuno ha voglia di prepararsi all’esterno dell’auto, ripiego riprendendo in discesa quel tanto che basta per toglierci dalle sferzate del vento. Ore 8 la partenza da Forca di Presta è di quelle consuete, di corsa e ritirati il più possibile dentro i gusci, i primi freddi sono micidiali e come sempre la domanda è sempre la stessa: chi ce lo fa fare? Il nostro giovane compagno fila che non si fa pregare, d’altra parte è un campione di automobilismo in F3, la preparazione c’è, l’età giovane pure, aggrediamo il pietroso sentiero che aggira la valle di San Lorenzo e arriviamo sotto il Vettoretto sulla sella con vista Zilioli molto velocemente (+1,30 ore), calpestando la prima neve della stagione. Lungo la salita le nuvole andavano e venivano veloci, gli orizzonti si spalancavano ed un attimo dopo non esistevano più, fino al mare e fino alla catena del Gran Sasso, il sole basso faceva luccicare il primo, le nuvole compatte facevano apparire ancora più austera la seconda; la piana di Castelluccio aveva un fascino, che perdonatemi se sono blasfemo, i colori delle fioriture estive non riescono a dargli. Benvenuto inverno! Superata la sella si prende a salire il lungo traverso tra le nuvole che si sono compattate, anche la neve si è fatta più compatta, tappeto unico continuo di pochi centimetri di spessore, condizioni invernali insomma; dura poco, così come sono arrivate le nuvole spariscono consegnandoci un cielo turchino, la sagoma del nuovo rifugio Zilioli palesemente sbattuto dal vento e quella del Vettore completamente ammantata e di bianco vestita. Lo Zilioli (+40 min.) è ancora un cantiere, gli operai non ci sono, sono stati costretti a scendere per le previste condizioni metereologiche avverse, materiale da costruzione sparso ovunque, i teli che sono stati messi a protezione delle facciate del rifugio ancora prive del “cappotto” stanno saltando sotto i colpi sferzanti del vento, la sella delle Ciaule, così come Forca di Presta non delude mai, anzi è una promessa sempre mantenuta. Un battesimo severo per Alex ma esaltante, le condizioni sono quelle invernali, il fascino dell’ambiente che abbiamo intorno premia di gran lunga e le luci che si sprigionano tra le nuvole scure restituiscono delle cartoline incredibili; la Sibilla che si intravede giù in fondo, sotto un copertone scuro di nuvole che incombono sulla valle del lago, è quasi scoperta di neve, è illuminata da un sole che dove siamo non è manco percettibile, risalta come se quella davanti a noi fosse una tela appena dipinta; ci scordiamo del vento gelido!! Prendiamo a sinistra, la traccia sulla dorsale che aggira la valle del lago a tratti si perde, si confonde coperta dalla neve; traversiamo sotto la linea di cresta, con un po’ di ghiaccio e neve camminare sul filo sarebbe troppo pericoloso, temiamo per Alex poco avvezzo a questi ambienti ma da par suo ci sorprende e chiede di raggiungerla per guardare oltre. Come dirgli di no, sappiamo bene che forza ha la curiosità che smuove quella “linea di confine”; salgo prudente per una decina di metri sulle roccette bagnate, scelgo le linee più semplici e mi faccio seguire da Alex, è bravissimo, non fa una mossa che non serva fino a che non arriva in cima; l’insieme delle sferzate del vento e della sensazione di vuoto, che per quanto relativo trattandosi di una prima volta colpisce immediatamente l’immaginazione gli fa esclamare il più classico WOW anglosassone. Si acquatta come a proteggersi dalle due forti emozioni ma non si perde un secondo e si gusta fino in fondo questa situazione completamente nuova. Scatta qualche foto che poi girerà ovviamente e giustamente ai suoi amici. Lo riaccompagno lentamente fino al sentiero e riprendiamo a salire verso cima di Prato Pulito che è letteralmente battuta da un vento freddissimo (+50 min.). La piccola croce è già incrostata di galaverna, l’orizzonte che si allarga verso Nord Est è un trionfo di colori e di tonalità, le nuvole corsiere lo mutano ad ogni istante, i contrasti tra luce e buio sono forti, tra il turchino del cielo e il grigio delle nuvole che lo aprono qua e là sono improponibili da raccontare, la piana di Castelluccio in basso è ancora verde, come una coperta a proteggerla ci scivolano sopra dei nuvoloni, luccicanti nei bordi periferici, bui, grigi, quasi neri nel loro corpo centrale, sopra le nuvole, o qua e là tra spiragli che si aprono filacciosi il cielo azzurro fa da sfondo ai profili delle montagne del Terminillo e verso Sud a quelli della Laga fino al Gran Sasso. Non so se riuscite ad immaginare quello che riuscivamo a vedere mentre eravamo frustati dal vento, davvero bisogna viverli questi momenti per capirli, spero le foto rendano solo un minimo del bello che ci veniva regalato. Tutto muta e già mentre ci scattiamo qualche foto in vetta le nuvole ci avvolgono di nuovo; inutile stare fermi a farsi raffreddare dal vento, riprendiamo la dorsale verso il Redentore; il tratto di cresta è ampio, innevato e si cammina senza problemi, saliamo verso Cima del Lago e le nuvole si fanno più fitte, bellissime le immagini dello scoglio del Lago e della valle intera dove due tonde sagome bianche delimitano i profili del lago di Pilato, la neve di questa notte è una vera fortuna per il Chirocefalo rimasto a secco nell’arida stagione estiva. Ci muoviamo tra le profonde spaccature della cresta, ferite dovute al terremoto del 2016, un occhio ad Alex ed uno al paesaggio davvero entusiasmante, scatto qualche immagine per riportarmi a casa questi momenti; mentre arriviamo in vetta alla Cima del Lago (+30 min.) ci raggiungono da sotto alcuni escursionisti, li vediamo all’ultimo momento tanta è la nebbia. Le condizioni erano molto mutevoli, gli ultimi dieci minuti sono stati solo di nuvole e vento, ci stavamo raffreddando velocemente, forse a forza di mutare saremmo tornati alla luce ma non sarebbe stato comunque possibile raggiungere Pizzo del Diavolo, troppo rischioso per il vento e per il ghiaccio; volevo portarci Alex per dargli forti emozioni ma non era esattamente la giornata giusta. Rinunciamo anche al Redentore, non valeva la pena andare avanti solo per raggiungere la vetta successiva e non avere altro in cambio che non fossero vento e nuvole; Alex mugugna un po’, non avrebbe mai desistito nella sua giovane irruenza ma la promessa di rinchiuderci al caldo da Gino al rifugio degli Alpini di Pretare a mangiare qualcosa gli fa guadagnare il sorriso, un australiano non può resistere al cibo italiano!! Ovviamente per la via di salita rientriamo allo Zilioli (+40 min.), sotto vento e più bassi si ritorna al sole e il vento ci da tregua. Il lungo traverso fino alla sella del Vettoretto, ora che la luce incide per linee diverse, regala delle fotografie continuamente diverse sulla Laga e sul Gran Sasso, le nuvole coprono e scoprono, ammantano di nebbie e colori l’orizzonte ora chiaro ora confuso, bellezza infinita. Dalla sella del Vettoretto in poi ritorna e rimane solo il vento, le nuvole spariscono il cielo è una calotta azzurra incredibile quando arriviamo a Forca di Presta (+1.10 ore), era chiaro che qualcuno sogghignando dicesse: però zio potevamo continuare! E’ stata una bellissima soddisfazione sentirglielo dire! Quando poi Alex ha postato le foto su Facebook si è sentito commentare dai suoi amici che sembrava fosse stato sull’Everest. No, erano solo i Sibillini, ed oggi hanno regalato uno dei loro lati migliori. Un’altra bella soddisfazione. Giornata da incorniciare!